Politica

Ma il palazzo di vetro è un po’ casa tua

Il Nobel per la pace all'Onu. Le Nazioni Unite si reggono sullo sforzo di migliaia di operatori e volontari.

di Carlotta Jesi

Il Nobel per la Pace all?Onu e al suo segretario generale Kofi Annan vale molto più dei due miliardi di lire stanziati dal comitato di Oslo. Briciole, per una macchina da 18,2 miliardi di dollari come le Nazioni unite e per il suo leader che guadagna 257mila biglietti verdi ogni anno. Il valore di questo premio sta, piuttosto, nel fatto che affida a noi, oltre che ai 52mila dipendenti e ai 3.249 volontari dell?organizzazione attualmente in missione in 129 Paesi, il compito di supportare la pace, lo sviluppo sostenibile e i diritti umani. Già, perché l?Onu, con tutti i suoi difetti, fallimenti e sperperi, offre la possibilità concreta di partecipare alla costruzione di un mondo diverso. Di darsi da fare, per esempio, perché nell?Afghanistan del dopo Talebani le Nazioni unite non ripetano gli errori commessi durante il loro interregno sul Kosovo nel 2000 (quando l?odio etnico fra serbi e albanesi è aumentato e criminali di guerra accusati di genocidio sono fuggiti dal carcere di Mitrovica) e perché i loro caschi blu riescano a svolgere le missioni di peacekeeping invece di rimanere imbrigliati nel mandato di neutralità e fare la figura dei ?puffi blu? come nel film No man?s land del regista Danis Tanovic sulla guerra di Bosnia. Laureati ed esperti Per riuscirci, non serve stare all?Onu 39 anni come ha fatto Kofi Annan. Anzi: il modo migliore per sostenere la mission di quest?organizzazione, fondata nel 1945 per mantenere la pace e la sicurezza internazionale, è lavorarci per brevi periodi di tempo. A metà della propria carriera, per esempio, come volontari delle Nazioni unite. Oppure scegliendo di entrare nel mondo del lavoro proprio varcando la soglia del Palazzo di vetro di New York: con stage per laureandi, partecipando ai programmi per giovani esperti associati, oppure diventando funzionari delle Nazioni unite. A consigliare il volontariato fra le fila dell?Onu, un?esperienza che dal 1971 hanno fatto 30mila persone di 150 nazionalità e per cui ogni mese si candidano in 2mila, è Sandro Calvani, rappresentante dell?organizzazione guidata da Annan nell?Asia e nel Pacifico: «Il volontariato è un modo di vivere la vita, di stare al mondo. Farsi prossimo, oltre che un sistema per non farsela sotto durante le grandi emergenze, è una scelta personale che diventa civile. Ho lavorato con molti volontari Onu, sono persone con una marcia in più». Nel 63 per cento dei casi uomini, con un?età media di 35 anni, competenze e storie molto diverse. Chi, per esempio, si candida per missioni umanitarie e di pace di un anno nei Paesi in via di sviluppo, deve avere almeno due anni di esperienza professionale e competenze generali nel campo dei diritti umani, degli aiuti alimentari e delle leggi internazionali sui profughi. Molto più specifiche sono, invece, le conoscenze richieste ai volontari che vogliono sostenere lo sviluppo del settore privato sotto l?Equatore, o combattere il digital divide: nel primo caso bisogna essere esperti di gestione finanziaria, controllo qualità e planning strategico; nel secondo, maghi del computer. I dipendenti italiani Su una carriera nelle Nazioni unite, il primo mito da sfatare sono gli stipendi miliardari: a New York tutti i dipendenti pagano dal 28 al 30 per cento di tasse sui guadagni, in busta paga ricevono circa il 30 per cento in meno dei colleghi americani impegnati nel settore profit e, in media, meno di funzionari ed esperti di stanza a Bruxelles. A provare che lavorare all?Onu non è impossibile bastano, invece, i numeri dei suoi dipendenti italiani. Oggi sono 80 i nostri concittadini che, superato il concorso per l?assunzione nel Segretariato riservato a laureati con meno di 32 anni e almeno due di esperienza professionale, lavorano come funzionari dell?organizzazione. Cento sono, invece, i giovani italiani che lavorano nel mondo come esperti associati dell?Onu: un incarico di due anni per realizzare progetti di cooperazione tecnica in aree arretrate per cui nel 2001 si sono candidate 2.500 persone. Per passare la selezione servono una laurea, la conoscenza dell?inglese e di un?altra lingua di lavoro delle Nazioni unite e non più di 30 anni. Ma numerose sono anche le opportunità per chi ha meno tempo da dedicare: sul sito www.onuitalia.it, c?è un elenco aggiornato degli stage da tre a nove mesi che i laureandi possono svolgere presso le agenzie dell?Organizzazione.


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